Musica e giornalismo nel Web 2.0: l’intervista a Jacopo Casati.

Jacopo Casati è il fondatore di Outune.net portale di musica nato come magazine cartaceo e trasformatosi subito in una vera e propria testata giornalistica online.

 

 

1. Musica e Web, la fine di un’era o l’inizio di un nuovo modo di fruizione?

È già iniziata la nuova era, da almeno tre anni. Benché in Italia arriviamo sempre dopo, lo streaming sarà la prossima evoluzione, inoltre i supporti fisici avranno vita breve o comunque rimarranno a disposizione ma per un pubblico sempre più ristretto di collezionisti e appassionati.

2. Giornalismo e musica, due settori che a causa del web hanno subito o stanno subendo una forte crisi, è possibile ribaltare questa situazione in positivo?

Ribaltare è una parola grossa. Si dovrà proprio reinventare il modello di business delle etichette e dei concerti, mentre per il giornalismo online si tratta di vedere per quanto tempo ancora i blogger accetteranno di essere pagati 3 euro lordi per scrivere 250 parole a post.

3. Il futuro del giornalismo è digitale o secondo te c’è ancora spazio(nel senso di tempo) per la carta stampata?

La carta stampata sparirà del tutto o quasi nel momento in cui verranno segati i finanziamenti pubblici all’editoria. Il giornalismo digitale funziona presso poche realtà o indipendenti e volontarie, oppure presso gruppi editoriali affermati (che comunque hanno una base cartacea che rischierà grosso per quanto esposto sopra). Per il resto c’è poco giornalismo in rete, sia perché all’utente medio interessa poco, sia perché conta molto di più il posizionamento di un pezzo che la qualità contenuta nello stesso. È molto difficile avere un equilibrio, anzi spesso non è per nulla conveniente.

4. Raccontaci come è nata l’idea di Outune e cosa ti ha portato alla creazione di questo magazine musicale online diventato nel tempo testata giornalistica.

In origine (fine 2005 circa) dovevamo essere un magazine cartaceo a cadenza settimanale allegato a una delle free-press più diffuse. Saltata in aria quest’ipotesi a numero zero pronto, abbiamo deciso di realizzare un sito che parlasse di musica senza distinzione di generi e che mantenesse in questo una minima credibilità. Col tempo, grazie all’incremento del traffico online e all’aumento dell’incoscienza che aleggia da sempre nel mio cervello, ho deciso di farlo diventare il mio lavoro principale con partita iva e registrazione della testata in tribunale.

5. Qual è, se c’è, un segreto per poter creare un sito di successo in un mondo così competitivo?

Più che un segreto è qualcosa di talmente scontato che si impara sempre sulla propria pelle con immani sofferenze. Bisogna documentarsi bene sia sul mercato in cui ci si va a inserire (editori, pubblicitarie, concorrenti, etc), sia tenersi aggiornati sulle evoluzioni dello stesso. Pensare di realizzare un sito da cui si vogliono trarre profitti senza sapere cosa significhi indicizzazione, sitemap e seo significa buttare via tempo e soldi oppure accontentarsi di avere un bellissimo portale o blog di sorta senza introiti che alimenti il proprio ego e che viva grazie all’altro lavoro che il proprietario deve avere per fare la spesa a fine mese.

6. I social network stanno acquisendo un ruolo fondamentale per la generazione di traffico e reputation, siti come il vostro vivono ancora grazie agli accessi di Google, come cambierà nei prossimi anni questa situazione?

È un aspetto importante a cui noi, sbagliando, abbiamo pensato poco fino a questo momento. Tuttavia Google ha ancora le redini della situazioni ben salde nelle proprie mani, si guardi agli algoritmi Panda e Penguin che hanno terrorizzato il mondo dei circuiti di blog e dei siti pieni di fuffa negli ultimi due anni (e che hanno fatto la fortuna di Google AdWords)

7. Un altro aspetto che accomuna il giornalismo e la musica è il modo di porsi sul web nei confronti del diritto d’autore. Libera diffusione o contenuti a pagamento?

Per la musica a pagamento, il modello di iTunes piuttosto che dell’mp3 Store di Amazon sono un buon compromesso.
Per il giornalismo puoi fare pagare (poco se non molto poco) ma solo se dai davvero un valore aggiunto rispetto a quello che tutti gli altri scrivono gratis. Dev’essere un valore aggiunto davvero importante, che hai solo tu e che difficilmente sarà replicabile da altre parti, devi fidelizzare e gratificare chi paga (anche se poco o molto poco).

8. Qual è il lavoro quotidiano che sta dietro ad una realtà come quella di Outune?

Serve essere online sempre. A tempo pieno ci sono solo io, in altre fasce orarie posso contare sul supporto di due validissimi collaboratori. Monitorare la rete, avere i feed giusti, cercare le notizie senza aspettare che arrivi il comunicato stampa del caso ed essere veloci a pubblicare i post col giusto titolo e la giusta impaginazione. Poi c’è tutta la parte sui concerti e sulla promozione delle band per la quale ci alterniamo in base alle esigenze di ognuno.

9. Lasciando per il momento da parte il discorso strettamente legato al web, come vedi, in generale, il mondo della musica attuale e nell’immediato futuro?

Le band saranno sempre più padrone dei propri destini e venderanno direttamente al pubblico la musica che comporranno. Alcune decideranno invece di consegnare tutto, merchandise incluso, a label o agenzie concerti. Le etichette spariranno e le due grosse major che al momento sembra rimarranno gestiranno le priorità di trimestre in trimestre come succede ora. Anche a livello di concerti si va verso il monopolio o massimo il duopolio internazionale. Difficile però delineare scenari sicuri, vista l’insicurezza che avvolge tutto il mercato del lavoro.

10. Concludendo, quali sono i tuoi progetti per il futuro o i tuoi sogni che ancora vorresti realizzare?

Avendo messo le mie chiappe in gioco da più di quattro anni su un progetto simile, sono contento di averle ancora oggi. Il sogno è quello di fare a vita questo mestiere, l’attualità è collaborare con una realtà editoriale che possa dare sostegno a nuovi progetti e solidificare quelli già esistenti.

 

Giuseppe Guidotti

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