Social Network e Politica: la campagna elettorale 2013 si fa su Twitter

Come tradizione vuole, la fine di un anno e l’inizio di un nuovo,  coincidono con la necessità di fare “bilanci” e progetti. Il 2012 appena trascorso è stato impegnativo sul fronte politico ed economico in primis: cambi al vertice, Governo tecnico, l’avvento dell’imminente appuntamento elettorale che certamente trasformerà le sorti del nostro Paese. Contestualmente sempre più forte tra gli italiani si è diffusa  l’incombente presa di coscienza che il nostro Paese arretra e che ha bisogno di “innovarsi”.

In quest’ottica è interessante analizzare come i social network, ormai principali protagonisti degli eventi, stiano “vivendo” questo trapasso. Secondo un sondaggio di Pew Research Center 2012 condotto su un campione di utenti amercani rispetto al rapporto politica-social network, il 36% ritiene l’uso di canali come  Twitter, Facebook e Google+ “molto importante” o “abbastanza importante” per l’aggiornamento su temi politici .

D’altra parte i social network sono in grado di garantire valori che ahimè non “appartengono” alla politica come la Trasparenza, l’Autenticità e la Fiducia facendo degli utenti nonché elettori i detentori del vero potere

Al centro del dibattito, in un momento delicato quale quello di  campagna elettorale, la presenza dei candidati “più autorevoli”, che hanno deciso di “scendere” o “salire” in politica sfruttando in particolare Twitter, il social network che ha fatto la fortuna di Barack Obama.

Sarà per la fortuna che ha portato al Presidente Obama ma certamente la campagna elettorale 2013, si ricorderà per la “salita” e la “discesa” in campo di nuove personalità politiche su Twitter, : a partire dai messaggi di Beppe Grillo, passando per le campagne per le primarie PD, la politica italiana ha intuito che i social media potevano costituire un pulpito interessante che permette per esempio di schivare le polemiche sulla visibilità concessa dai telegiornali nazionali. E così, se Grillo, Bersani, Renzi e Vendola sono ormai dei veterani dei 140 caratteri, a fare notizia negli ultimi giorni è stata  l’apertura dei profili dei “professori” che, archiviata l’esperienza di governo, sono oggi tra i candidati ufficiali  alle prossime elezioni politiche.

Il Premier Mario Monti, due giorni dopo l’apertura del profilo @SenatoreMonti ha annunciato la sua candidatura ottenendo 1.102 retweet e 753 preferenze; idem il ministro uscente Corrado Passera che in poche ore ha raccolto 27 tweet, di cui molti in risposta a domande poste dagli utenti. La più significativa, in cui Passera assicura d’essere lui a scrivere, mentre il suo staff monitora: le domande sono scelte naturalmente per permettere delle risposte utili a sottolineare posizioni e punti di forza. Ma sarebbe forse poco realistico aspettarsi da un esponente politico il contrario.

Ovvio è che questa news abbia aperto un ampio dibattito sul tema, soprattutto perché, nel sistema dell’informazione, i social  rappresentano l’estensione innovativa dei media tradizionali utilizzati per dare voce alla politica e ai suoi protagonisti, per veicolare notizie e aggiornamenti in tempo reale. E’ ovvio che per un uso efficace e intelligente di questi strumenti, ogni iniziativa, specie in ambito politico, debba essere progettata e  gestita da comunicatori esperti.

E rispetto ai metodi e ai risultati? Le scuole di pensiero sono diverse, per alcuni  il rischio sta nel fatto che Twitter,un mezzo innovativo nato per incentivare la comunicazione orizzontale, biunivoca, venga piegato alle esigenze di una comunicazione istituzionale vecchio stampo, facendo percepire agli utenti una rinnovata distanza tra i cittadini e i loro rappresentanti. Un tweet sarà in grado di spostare un voto? Difficile se sarà solo l’ennesimo comunicato emanato “dall’alto”, se le conversazioni si svolgeranno solo nella cerchia ristretta degli influencer, se non si punterà su una reale strategia di partecipazione.

Io, di mio, confido nel fatto che la brevità che caratterizza 1 tweet può davvero essere portatrice di sapienza e saggezza, un modo altresì,  in cui le elite ritrovano uno spazio verticale…e chissà, saranno proprio i risultati elettorali,  a darcene schiacciante conferma.

Jacopo Moschini – Founder and General Manager MyChicJungle

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