Intervista a Carla Zorzo, founder di AFajolo

La prima volta che ho incontrato Carla Zorzo per farmi raccontare il suo progetto ero scettico.

Mi ha conquistato poco per volta mostrandomi la sua determinazione nel fare tutto da sola ma nel non disdegnare aiuti e consigli. Quello che mi ha più colpito è stato vedere la reazione delle persone di fronte al suo progetto. Grazie anche al suo entusiasmo coinvolgente, riesce a trasmettere in chi ha di fronte il valore di un progetto che è nato da poco ma che sta muovendo molto bene i suoi primi passi.

In questa intervista, Carla ci parla del suo progetto AFajolo.

 

Come è nata l’idea e come si è sviluppata negli anni?

Un professore universitario un giorno mi disse che per fare un buon progetto devi progettare qualcosa che tu stesso utilizzeresti; AFajolo in un certo senso, è la sintesi della mia storia personale e familiare. Nasce infatti dalla fusione della mia formazione come Designer di prodotto e comunicazione e dalle mie radici radicate nel mondo delle PMI venete. Dopo la laurea e le prime esperienze lavorative ho percepito delle grosse frustrazioni in entrambi questi mondi che desideravano dare una svolta, ma la burocrazia, la crisi,… tutto sembrava remare contro al punto che in troppi stavano gettando la spugna e iniziavano a migrare verso paesi più fertili. Mi sono quindi convinta che non fosse un problema di risorse o potenziale, ma semplicemente di strumenti; manca una modalità per cui potenziale creativo e produttivo possano incontrarsi e trarre vantaggio le une dalle altre.

 

Quando è nata l’idea, il web era differente, come si è evoluto in relazione alle evoluzioni del web?

Inizialmente il progetto si può dire che come mission aveva: salvare il mondo. Si chiamava IL PUNTO ed è nato come tesi di master nel 2010. Prevedeva corner shop, servizi fotografici, tour turistici,… e un investimento iniziale stellare. Gran parte del progetto iniziale si svolgeva offline, in quanto un paio d’anni fa internet era sì utilizzato, ma ancora il business lo guardava con un po’ di scetticismo. Oggi invece il social business è una realtà riconosciuta ed in costante espansione.

 

E’ uno strumento di lavoro fondamentale internet o un progetto come AFajolo potrebbe sopravvivere anche offline? Come?

Internet è ciò che ha reso possibile immaginare un progetto come AFajolo, in quanto permette di accorciare le distanze mettendo in comunicazione designer del nord con produttori del sud e viceversa aprendo il mercato a nuove collaborazioni e riscoprendo lavorazioni locali che sono a rischio d’estinzione. Con un’analogia si può dire che il web è lo strumento che permette di organizzare al meglio una festa, ma il vero divertimento arriva al momento del party vero e proprio. La co-progettazione da remoto è possibile e praticata in molti campi, ma richiede un certo grado di fiducia e familiarità che si ottengono dopo un primo momento di lavoro face-to-face. Un altro aspetto che necessita di una soluzione offline sarà la promozione delle eccellenze produttive. Volendo AFajolo diventare una vetrina per manifatture di qualità dovrà ad un certo punto investire per portare la qualità vicino ai consumatori e far si che questi la possano toccare con mano e apprezzare appieno. La qualità materiale e di processo è forse ancora l’unica cosa che non si riesce a promuovere adeguatamente online.

La seconda parte dell’intervista, settimana prossima.

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Giuseppe G., Innexta

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