Uramaki, la prima webvideo factory nata in Italia

L’intervista a Alessio Garbin
Content specialist, cofounder Uramaki.

1) Qual è il percorso di Uramaki? Come siete nati? 

Ho conosciuto i miei due soci (Valentina Mantica e Stefano Bolognini) 5 anni fa. Abbiamo curato decine di progetti insieme per agenzie e case di produzione. Ci siamo conosciuti, apprezzati e ci fidiamo l’uno dell’altro (e dell’altra, impossibile stare senza Valentina, la nostra regista!). L’idea di costruire qualcosa di nostro era nell’aria da tempo, ma non sembrava mai il momento giusto. Non è mai arrivato in verità… perché non esiste. Far nascere un’azienda (soprattutto in Italia) è un salto nel vuoto.

2) Perché il nome giapponese? C’è un motivo particolare?

La scelta del nome è stata difficile. Inutile dire che è una questione assai importante. Un po’ perché ti devi estrarre dal mucchio, un po’ perché il nome ti deve rappresentare, un po’ perché se stai online come noi, devi ragionare anche per parole chiave (letteralmente, dall’URL al SEO in avanti). E’ uscito in un brainstorming tra di noi e alla fine l’abbiamo scelto di nascosto da Stefano (che poi ha apprezzato, ma ci ha guardato titubante per qualche settimana). Per il logo abbiamo avuto la fortuna di poter contare sulla mano di Francesco Poroli, un bravissimo illustratore (è sua una copertina del New York Times Magazine, è un italiano da esportazione!).

3) Per quale motivo siete rimasti in Italia, anche se la situazione incita alla fuga dei nostri cervelli? Cosa c’è che vi trattiene nel nostro Paese?

Ce lo siamo chiesti, soprattutto io lo ammetto. Ho vissuto per un periodo a Londra e lì le cose sono molto diverse. Ancor di più negli States, paese a cui guardiamo noi in particolare, per allinearci ai nuovi trend. Ma sarà che amiamo l’Italia e ci dispiace fare le valigie senza provarci. Tuttavia se le cose non cambieranno temo che qualche decisione drastica andrà presa. Al di là della crisi, gli italiani non possono farsi prendere in giro da chi hanno eletto.

Rischiamo di andare tutti a fondo…

4) Quali sono i consigli che ti senti di dare a chi vuole intraprendere un’avventura come la vostra in questo momento?

Di partire poco alla volta se non si è sicuri del mercato che si sta esplorando, studiare i competitor e i loro modelli di business. È importante chiaramente mettere da parte un po’ di capitale e trovare più sinergie possibile con altre realtà che possano offrire servizi collaterali ai propri, insomma costruirsi una rete di partner di fiducia. Il proprio network è fondamentale e va costruito poco a poco, grazie alle qualità delle relazioni che si instaurano.

5) Cosa manca al web e alla televisione nella situazione attuale?

La televisione in Italia è in mano ai vecchi tromboni (come li chiamo letteralmente io!). Gente abituata a fatturare milioni di euro offrendo valore aggiunto basso e professionalità tutta da capire, manager anni ’80 a cui è andata anche troppo bene, gente capitata nel posto giusto al momento giusto, grazie anche al vicino di banco o di partito. In generale manca la voglia di rischiare, si comprano format all’estero perché così si pensa di limitare il rischio, per assumersi meno responsabilità possibili. Unica consolazione è che poco alla volta si sta formando una nuova generazione di professionisti che, fortunatamente, ha ben altro humus e che, spesso, è cresciuta a pane e web. I due media sono destinati a incrociarsi sempre più, si pensi alla Social TV, ma non solo. Non si potrà più parlare di TV senza web e, in molti casi, anche di web senza TV.

6) Quali sono i contenuti video che fanno la differenza ora a livello internazionale? Cos’è davvero viral?

I video “viral” hanno una serie di ingredienti comuni a livello internazionale, elementi tipicamente apprezzati da tutti che rendono un video popolare e spingono allo “share” o al “retweet”. Nel caso dei viral, infatti, ciò che conta è che siano proprio gli utenti a determinarne la diffusione e quindi il successo (non a caso il paragone con un virus). Gli elementi fondamentali di un viral sono: l’ironia, la sfiga, la violenza, la bellezza estetica, il sesso, la celebrità, l’emozione genuina. Sto chiaramente semplificando in maniera forzata, ma sono questi gli ingredienti (da uno a tutti) che costituiscono un video virale. Ci sono poi viral “sani”, cioè costruiti su un’idea forte ed effettivamente potente, e altri “forzati” cioè che si basano su idee già viste o poco originali, ma che si diffondono comunque, complice o una strategia di supporto promozionale molto forte o semplicemente il caso (magari un momento di estrema sensibilità del pubblico a quella determinata tematica, lo share o il retweet della persona giusta).

7) Hai dei modelli cui ti ispiri in particolare?

Quando si parla di creatività e animazione apprezziamo moltissimo gli inglesi di Bird Box o i canadesi di Spyfilms. Anche se noi siamo più orientati ad una creatività finalizzata al brand, cioè destinata a comunicare le aziende in maniera entertaining e innovativa.

8) Un sogno per la tua carriera che vorresti si realizzasse?

Esportare ottimi video italiani (magari un’intera campagna di un brand). Una cosa che accade sempre meno, dal cinema al web. Per motivi non certo legati alla creatività, ma piuttosto alla congiuntura, alle politiche di agenzia, alle scarse possibilità di diffusione, a volte anche alla lingua. Unica consolazione: i tanti freelance italiani scappati all’estero. Sono loro a portare altrove la nostra creatività.

9) C’è un cliente per cui vorresti assolutamente lavorare?

Fiat, perché ci piace come si muove online, ma anche Armani, Burberry, Coca Cola, Algida, Red Bull e Nike.

10) Avete qualche lavoro di cui andate fieri che volete farci vedere?

Tra i vari progetti che abbiamo curato negli ultimi mesi cito sicuramente i contenuti video di Meet The Media Guru (playlist Youtube) oltre a Edison Sport Azzurro (playlist Youtube) di cui abbiamo curato tutti i video online dell’iniziativa, girando con i campioni dello sport Martin Castrogiovanni, Simona Gioli, Rossano Galtarossa, Maurizio Felugo, le Farfalle della ginnastica ritmica e la nazionale italiana di volley maschile.

Intervista a cura di Francesco Giusto, Contributing Editor @presenzaonline.it

 

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