Due esperienze di e-learning

A differenza del solito quest’articolo è scritto in prima persona perchè racconta di un esperimento di online learning che ho intrapreso negli ultimi mesi seguendo due corsi, uno di tedesco su Duolingo e Probabilistic Graphical Models dell’Università  di Stanford su Coursera. Tralasciando le ragioni personali che mi hanno portato a scegliere quei corsi, pare evidente che l’e-learning diventerà fondamentale in futuro tanto quanto la e-diffusione delle informazioni lo è stata nell’ultimo ventennio. Un professionista dell’informatica e della comunicazione non la può trascurare e sperimentarla in prima persona come studente è conditio sine qua non per poter ricoprire un qualsiasi ruolo professionale nel settore, per le stesse ragioni per cui chi non ha mai usato un’applicazione web non può progettarne una ed è meglio che lasci ad altri commissionare quelle della propria azienda.

Coursera è un’azienda che ad oggi offre corsi di Berkeley, Princeton, Stanford, University of Michigan e University of Pennsylvania. Ha concorrenti, come ad esempio Udacity che offre corsi propri, o il MIT che questa primavera si è affacciato in questo nuovo mondo con il corso Circuits and Electronics sulla sua piattaforma MITx.

Limitandoci a Duolingo, Coursera e KhanAcademy i modelli sono fondamentalmente diversi, soprattutto nella gestione del tempo.

Duolingo è molto online, molto interattivo, molto social (se si vuole) e molto ben gamificato (alcuni accorgimenti meriterebbero un articolo a sè). L’ho conosciuto per via di un TED Talk in cui descrivevano un sistema per far tradurre il web a chi studia le lingue, un reCAPTCHA per le traduzioni. È diviso in lezioni (esercizi self-service) e traduzioni, che progrediscono in un albero di argomenti progressivamente più complicati. Si parte dalla costruzione di un vocabolario di base, con speaker che leggono le parole, esercizi di ripetizione col microfono e di traduzione (da e verso l’inglese però), e si arriva alla grammatica, pronomi, aggettivi, verbi. Si è incentivati ad andare avanti con il confronto con studenti vicini per esperienza, calcolata con i punti che si guadagnano con gli esercizi. Si può usare a colpi di 5-10 minuti per volta. È ancora in closed beta ma promette bene.

Coursera è estremamente simile alle lezioni universitarie a cui siamo abituati, quelle del primo anno in classi immense con il professore poco accessibile. PGM si segue tramite i video della professoressa Koller che spiega alla lavagna elettronica e con le slide PDF (complete ma meno utili). L’interattività  è limitata ai forum, che per altro sono molto frequentati e in cui tutor e studenti rispondono a tutte le domande che vengono fatte. Non è tanto diverso da avere il gruppo dei compagni di corso con cui confrontarsi, col vantaggio che nel forum c’ è sicuramente qualcuno che ha davvero capito il soggetto delle nostre domande. Alcuni studenti hanno provato a dar vita a gruppi di studio su Skype o sugli hangout di Google+ ma pare senza grande successo. Il corso ha delle scadenze settimanali di compiti teorici e pratici e a testimonianza della serietà  dell’impegno, se in 10.500 hanno fatto il primo compito della prima settimana, solo in 2.200 hanno fatto il secondo della quarta. Il corso dura 10 settimane e ha un esame finale. Rilascia un attestato di partecipazione, ma non uno con lo stesso valore che avrebbe seguendo il corso come iscritti a Stanford.

Sia Coursera che soprattutto Udacity fanno ampi riferimenti alla Khan Academy per le nozioni di base. Ad esempio portano là tutti i link, tranne uno, della pagina dei prerequisiti del corso Programming A Robotic Car  di Udacity, ma anche nei corsi di Stanford su Coursera ci sono inviti a studiare i fondamentali sulla Khan Academy. La K.A. nacque nel 2006 ad opera dell’americano Salman Khan ed è fondamentalmente un insieme di più di 3.100 lezioni video su YouTube. Alcuni corsi sono stati tradotti in italiano. Si studia quel che si vuole e quando si vuole. Non ci sono esami e non ci sono attestati, ma hanno aggiunto le challenge per fare esercizi online. È l’essenza stessa di Internet, slegata da qualsiasi infrastruttura preesistente.

Si impara qualcosa? servono a trovare lavoro? Lo vedremo in un prossimo articolo.

 

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Paolo Montrasio

 

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