Impariamo dalla televisione

Quello che tenterò di dire in queste righe è un concetto con il quale litigo spesso.

Sono da sempre convinto che bisogni tentare di non replicare (cattive)abitudini e modi di utilizzo di un media su un nuovo media.  Ciò che va bene per la carta stampata non può e non deve andare bene per la radio e così via.

 

Eppure credo che sia importante imparare una lezione dalla televisione. In realtà è una lezione che si trasmette dai tempi dei cantastorie, per passare ai giornali, alla radio e che oggi dovrebbe arrivare su internet. Cito la televisione in particolare perché forse è l’esempio più importante.

 

La prima cosa che si impara quando si ha a che fare con questo strumento è che ciò che va in onda è finto. Tutto, o quanto meno una buona parte. Ma in generale lo è. Quello che vediamo è sempre studiato nel dettaglio. Ovviamente non mi va di scomodare la triste falsità che sta dietro a certi reality o ai vari talk con attori pagati per recitare la loro parte.

 

Se pensiamo ai monologhi dei conduttori o anche solo alle battute con il pubblico chessò di Gerry Scotti, bene, sono tutti scritti ad hoc da una squadra di autori.  Quello che si crea è un equilibrio strano tra realtà è finzione. Tutto deve sembrare naturale e credibile anche se non lo è. Anche lo spettatore più attento che sa perfettamente che ciò che vede è finto, vede lo spettacolo e lo prende per vero.

Un po’ come per il cinema dove si sa che è finzione ma guai se un attore dovesse guardare in macchina. Perché? Perché lo sguardo in macchina rompe quell’incantesimo e crea un rapporto diretto tra osservatore e attore che non dovrebbe mai crearsi.

 

Quello che voglio dire è che questo modo di gestire il dettaglio sarebbe opportuno trasferirlo anche su internet dove spesso si lasciano le cose un po’ troppo al caso.

 

Campagne di social media marketing che partono senza una vera pianificazione media, senza il giusto supporto dell’off-line. Pagine facebook gestite alla giornata e account sui più disparati social network senza sapere poi neanche bene cosa andare a mettere dentro.

Incappando poi nel rischio di finire stritolati da una folla che non sappiamo gestire.

 

Non sto cercando di far passare il concetto che sia giusta la finzione su uno strumento come quello dei social network, famoso per essere sincero, per poter mettere in contattato con delle persone e non con un pubblico ma, la giusta dose di preparazione, di attenzione al dettaglio per saper gestire l’audience, e magari un minimo di “finzione scenografica” è fondamentale.

L’improvvisazione poi è utile per gestire l’emergenza ma non può essere la regola.

Bisogna cioè tentare di non trasformare una campagna suoi social media in una corrida, con l’agenzia dalla parte dei “dilettanti allo sbaraglio”.

 

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Giuseppe G., Innexta

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