Pinterest e la viralità del bello

Premetto che a differenza di Google+ che ho bistrattato fin dalle origini, il social network del momento, Pinterest, gode di tutta la mia stima.

Lo trovo bello ed essenziale, sta vivendo una rapida ascesa, segno che non sono il solo a cui fa questo effetto. Anche se a un primo approccio può sembrare un po’ limitato, soprattutto nelle interazioni tra utenti, credo che possa seriamente imporsi anche a livello di numeri tra le preferenze degli utenti persino in Italia, dove Facebook regna incontrastato.

Il metodo di utilizzo è simile a quello di Tumblr: osservi, ricerchi e riposti. Molto visuale, vive di immagini, di belle immagini e a differenza di Tumblr almeno per il momento, non è stato colonizzato da panda, arcobaleni e troll vari.  Citando una delle mie pagine Facebook preferite “Don’t go on tumblr. You will become indie, and die”. Pinterest al momento sembra essere più sobrio e organizzato. Il coefficiente di tempo che tende a portarti via è però lo stesso.

Il tanto parlare che si sta facendo attorno a questo nuovo network riguarda non solo l’impressionante mole di numeri che sta muovendo, soprattutto oltreoceano, ma anche le possibilità che potrebbe offrire al business.

Come sfruttare questo nuovo strumento a livello commerciale saranno il tempo e la creatività a mostrarcelo. Le immagini che si trovano in homepage soggette ai vari Pin, altro non sono che link. Dietro a una gallery di immagini si celano quindi dei collegamenti a siti esterni. Un cloud elevato all’ennesima potenza, un tag visuale invece che testuale.

Quello che invece mi stimola è la potenzialità del “bello”. Ho l’impressione che la viralità del messaggio sia fortemente vincolata alla bellezza dello stesso. Senza parole, senza meme, quello che permetterà la diffusione del nostro link sarà la componente estetica delle nostre foto che gli utenti avranno voglia di fare loro, facendosi sponsor del brand.

Iniziamo quindi a pensare a campagne studiate appositamente per Pinterest, in cui l’oggetto sarà finalmente solo la bellezza?

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Giuseppe G. , Innexta

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