L’immaturità dell’ecosistema tecnologico italiano? Si misura con lo spread

Mi capita spesso di prendere un  treno Alta Velocità nella tratta Milano – Roma ma, tutte le volte, usufruire della connessione Wi-Fi che tanto viene vantata è diciamo impossibile: a volte va a singhiozzo, a volte addirittura non è disponibile. È un caso? No. Perché la stessa cosa mi è capitata in Aeroporto a Fiumicino.  Ma non solo. Noi italiani siamo famosi per essere tra i più dotati in Europa di dispositivi mobile (smartphone e tablet in primis), ma il Paese come risponde a questo bisogno di tecnologia? Macef, Polo fieristico Rho Milano, scelgo accesso in modalità ticketless per evitare fila e perdita di tempo: arrivo col mio biglietto elettronico su I-Pad  che mi è stato inviato dalla segreteria organizzativa della Fiera, ma ai tornelli vengo respinto perché è impossibile accedere senza la stampa del biglietto. Gli strumenti a disposizione non “riconoscono” il codice a barre del biglietto elettronico. Uno scandalo. Ho dovuto rivolgermi a tutti i punti reception per ottenere delle risposte. Alla fine, dopo un’ora circa, una hostess quasi bianca in volto davanti alla mia richiesta e al mio i-Pad, ha avuto pietà di me e mi ha “fatto il favore” di stamparmi una copia cartacea. E solo allora che ho avuto “libero accesso” e ho potuto finalmente iniziare la mia giornata di lavoro.

Queste sono alcune delle mie avventure che riassumono il generale grado di arretratezza col quale quotidianamente ogni giorno tutti noi ci scontriamo, ostacolando il cammino del nostro Paese verso la cultura del digitale, oggi una necessità dalla quale non è possibile prescindere.

A descrivere secondo me con precisione il livello  di chiusura  dell’Italia nella digitalizzazione è una ricerca presentata da Accenture nel corso del convegno Between ‘Italia+smart’, durante il quale gli  addetti ai lavori si sono interrogati sulle misure più utili per far uscire l’Italia dall’impasse puntando sull’innovazione e le tecnologie. Curioso e di grande attualità il metro di “misurazione” utilizzato per confrontare il livello di digitalizzazione del nostro Paese col resto d’Europa: lo spread. Ebbene si, la parola che da un po’ di mesi è entrata nell’abituale vocabolario di ogni cittadino italiano, si sveste dall’accezione propriamente economica di differenziale Bund – Btp per diventare più concreta,  indicando la distanza che separa l’Italia dalla Germania nella realizzazione degli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale Europea.  Nel 2011 il  valore si è attestato a 4.525 punti, vale a dire dieci volte quello tra i due titoli di Stato con un raggiungimento degli obiettivi pari all’87,7 per la Germania contro il solo 42,5 % per l’Italia.

Guardando alle principali voci che rappresentano gli obiettivi contenuti nell’Agenda Digitale, emerge che la differenza più evidente tra i due Paesi è quella relativa al commercio elettronico: la Germania è al 64%, l’Italia arranca al 15%  perché non dispone di incentivi che stimolano il mercato come, per dirne uno, l’iva agevolata a favore degli attori dell’e-commerce.

Rispetto a questo scenario, il governo attuale, inseguendo l’obiettivo  di colmare questo gap digitale ha mosso i primi passi col progetto dell’Agenda Digitale per il quale sono stati stanziati 200mln di euro. Ma non si deve perdere tempo, questi soldi vanno immediatamente reinvestiti perché possa rimettersi in moto tutto il sistema, scongiurando un’ulteriore recessione. E non solo. Essere fuori dai moltiplicatori offerti dalla Digital Economy significa negare alle imprese italiane l’opportunità di crescere e di creare nuovi posti di lavoro.

Secondo il Commissario Capo dell’Unità Servizi e Comunicazione della Comunità Europea, Reinhard Buescher, la massima priorità per il mercato italiano oggi è di dotarsi di maggiori infrastrutture digitali.

Pensiamo già solo alla diffusione della banda larga. La connessione sul territorio nazionale è completamente disomogenea, i costi di connessione sono folli mentre ad esempio all’estero il Wi-Fi è praticamente gratis. Se non si può contare su di un’ottima potenza di banda, come possiamo immaginare di aprirci al digital signage interattivo?

L’Italia ha bisogno di connettività e, oggi,  il digital divide è un grave problema perché inibisce il potenziale tecnologico dell’intero Paese.

Jacopo Moschini – Founder and General Manager MyChicJungle

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