Piccole grandi novità in casa Apple. Poche emozioni.

Nel tardo pomeriggio di ieri, presso il California Theatre di San Josè è stato presentato il tanto chiacchierato iPad Mini. Dopo aver snocciolato le solite statistiche da ‘numeri uno’ è partita finalmente la sessione in programma: iBooks ha ora la possibilità di ricevere aggiornamenti gratuiti sui libri acquistati, confermando l’orientamento sempre più “educational” che Apple vuole avere. Si è completato l’upgrade della gamma computer con MacBook Pro Retina da 13 pollici e con i nuovi iMac e Mac mini.

Fin qui nulla di strano, ci si aspettava qualcosa di simile. Ma Apple, si sa, ci mette del suo: ha introdotto il Fusion Drive. Un disco fisso ibrido, una memoria in parte flash e in parte HDD. Come a dire: velocità per le applicazioni e spazio per i documenti. Questo si che è parlare da primi della classe! Dai che anche stavolta si “spacca” mi son detto.

Poi è toccato all’aggiornamento “forzato” di iPad giunto alla quarta generazione a soli sette mesi dal lancio della terza. Questo ha lasciato la scena al “nuovo” atteso prodotto: iPad mini.
Nulla di nuovo. Purtroppo. Come già ampiamente anticipato dai cosiddetti “rumors” la casa di Cupertino ha sentito la necessità di coprire un “buco” introducendo l’ennesimo gioiello palmare, nel senso che sta nel palmo della mano. Stupendo, per carità. Ma le immagini giravano in rete già da tempo ormai.

Mi vengono due considerazioni. La prima è che Apple sembra, in questo caso, voler seguire le logiche del mercato esistente anziché crearlo da sé. Come ha sempre fatto. “Think different”. Questo bellissimo iPad mini sembra una rincorsa, costosa, verso la concorrenza. È come se, per una volta, fosse Apple la ‘concorrenza’ e non viceversa.

La seconda considerazione è di tipo emozionale. Il ‘keynote’ di Apple è un evento dal quale ci si aspetta (almeno, io mi aspetto) di essere stupiti, di rimanere a bocca aperta, come bambini. Purtroppo da iPhone 5 in avanti, non è più così. Ma non perché i prodotti non siano straordinari, ma perché le rumor-logiche hanno prevalso su tutto: il disvelamento anticipato e troppo preciso dei segreti di casa Apple smorzano l’emozione, te la tagliano in gola. Fino all’ultimo dici: vedrai che adesso smentiranno le voci, vedrai che sarà diverso, e invece manca il gusto dell’inatteso. Quella “one more thing”.

Lo stupore è causa atavica di felicità e non sarà che tutto questo voler sapere tutto prima, alla fine, ci renda il gusto un po’ mini?

C.O.

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