È il caso di App-licarsi!

Int, float, Bool, Array… No, non sono nuovi tag, follow, like etc. Non è nemmeno la lingua di un paese sconosciuto. Si tratta di alcune delle parole che deve imparare chi vuole cimentarsi nello sviluppo delle applicazioni: croce e crogiolo di tutti noi.

Al di là delle indubbie possibilità di guadagno in un’epoca ove 0,89 centesimi di euro non hanno la forma del denaro (nonostante la mai troppo invocata crisi), al di là di questo, appunto, vi siete mai chiesti cosa c’è dietro a quelle bellissime icone e dietro a quelle schermate così affascinanti che ci troviamo sui nostri meladispositivi?

Io mi sono immaginato un monitor alla Matrix: schermo nero con numeri e codici che vengon giù a pioggia: roba da matti o da geni. O da Neo. Eppure questo è quello che succede. No, non cadono i codici come in Matrix: se sollevate il velo di Maya a mo’ di lenzuolino (come nell’app Mappe per intenderci) scorgerete un mondo dove si parla (cioè si scrive) una lingua chiamata Objective C.

È una specie di inglese scritto in camelCode: cioè con le parole tutte unite e dove le iniziali di ciascuna parola sono maiuscole: come le gobbe del cammello. Ma come si impara questa lingua? Non ci sono molti manuali in lingua italiana e quelli presenti sono un po’ troppo tecnici per chi si avvicina da novizio. Chi fosse linguisticamente attrezzato con l’inglese non avrà difficoltà a reperire materiale di studio, adatto anche a chi usa il computer solo per leggere le email.

In ogni caso, qualcuno ha pensato di cominciare a diffondere il ‘codice’ in giro per la penisola stivaliforme mediante dei corsi ‘base’ studiati per chi ne sa già qualcosa ma anche per chi, come me, è profano. Mi riferisco a un’azienda che risponde al nome evocativo di Objective C S.r.l. diretta dall’Ing. Marcello Catelli, che è anche il trainer dei corsi.

I corsi si sviluppano in tutta Italia, da Milano a Napoli, passando per Bologna e Roma. Ne faranno anche uno “sulla neve” a Madonna di Campiglio (TN). Questo giovane imprenditore, dotato del piglio e della simpatia tipici emiliani, non pone limiti alla sua voglia di insegnare che chiunque può agilmente sviluppare applicazioni, basta imparare a farlo nel modo giusto.

In un periodo in cui in Italia a essere fiorente è solo la disoccupazione, c’è solo da inventarsi qualcosa da fare e perché non provare con le App?

Ciò che quest’azienda si propone di fare è insegnare, in quattro giorni molto intensi (otto ore al giorno), le basi dello sviluppo. Ti insegna a farlo sul tuo Mac cosicché quando andrai a casa potrai continuare ciò che hai cominciato. Non crediate però di uscire dal corso con in tasca i ‘soldoni’ fatti con l’applicazione geniale che avete già in mente!

È un corso base: tutto il lavoro va poi fatto a casa.

L’articolo non è sponsorizzato, perciò chi è interessato ai dettagli può consultare objectivec.it.

Il mondo delle applicazioni, poi, è piuttosto democratico: superato l’insindacabile giudizio della Apple (ubi maior) e approdati nell’App Store, se l’applicazione piace sarà scaricata, altrimenti no. Semplice.

Pare anche che la Apple stessa, madre di tutti noi (a questo punto) se ritiene un’applicazione meritevole, a prescindere da chi sia lo sviluppatore (cioè non accetta di publicizzare a pagamento), provvede essa stessa a promuoverla all’interno dello Store.

Ormai Smart Phone e applicazioni non sono più un fenomeno: sono un dato di fatto. Chi pensa ancora che siano solo una moda, probabilmente avrebbe pensato lo stesso anche all’epoca del motore a scoppio.

C.O.

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