Milano, una serata di fine novembre 2012. Esco dall’ufficio trafelata in leggero ritardo per recarmi a uno Swap Party (libri e indumenti), evento ricreativo organizzato da un’agenzia che opera nel campo dei social media. Sapevo che avrei trovato giovani colleghi. Anche molto giovani e non ancora impiegati a tempo pieno nel mondo di Internet. Tra un libro da scambiare, un calice di vino e la voglia di conoscersi, persona dopo persona, stretta di mano dopo stretta di mano, con tutti i giovani invitati, mi sono trovata a raccontare 15 anni di storia del mio lavoro nel web. Quando ho iniziato a lavorare nel 1997 l’Italia era scarsamente connessa. Il mercato consumer della connettività Internet era presidiato dalle offerte free dial-up o da internet service provider locali. I personal computer degli italiani caricavano i primi windows con browser ed erano posizionati all’interno delle mura domestiche, ma non sempre con una connessione attiva. Il mio primo lavoro importante come web project manager fu a Milano, nel 2000. Solo a Milano o a Roma esistevano le professioni del web e delle grandi aziende che davvero facessero Internet, con grandi progetti al pubblico e per le imprese. Io lavoravo in un’azienda, Matrix, che offriva alle grandi imprese italiane la realizzazione end-to-end dei loro progetti web. Col ricavato del lavoro sui web services dei grandi clienti Matrix finanziava un grande portale generalista, Virgilio, che forniva gratuitamente delle risorse di rete agli Italiani: posta elettronica, notizie, guida alla navigazione in rete, ricerca. Ma cosa facevano le imprese che lavoravano in quegli anni con Matrix per mettere il loro business in rete? Erano tutte imprese molto grandi. Ognuna di queste grandi imprese si rivolgeva a Matrix per capire come andare online con un progetto di comunicazione, come minimo, o con tutta la catena del servizio online, nel caso delle più innovative. Non era così ossessionante allora il tema del ritorno sull’investimento (ROI) per chi decideva di acquistare da Matrix una consulenza e un progetto di realizzazione web a costo elevato. Era chiaro a chi volesse entrare in rete in maniera strutturata, dal punto di vista del servizio e forte dal punto di vista della comunicazione, che in cambio di un alto investimento ci sarebbe stato il vantaggio della early adoption, l’ingresso in tempi molto competitivi in un territorio ancora tutto da conquistare: il web, il digital. Erano anni, dunque, di investimenti molto focalizzati e molto alti. Erano anni di progetti che – in 3, 6 o 9 mesi di tempo – cambiavano l’assetto del comunicare con la rete e del fare business con la rete. Abbiamo visto nascere il sito della presidenza del consiglio, quello della più grande impresa pasta e pane italiana, quello di start-up della moda che inauguravano il primo fashion ecommerce italiano, quello di banche tradizionali che per la prima volta realizzavano il webbanking ed il conto senza sportello. In quegli anni fare web, ovvero il web producing, era un mestiere fatto da poche professionalità molto specializzate, tutte a contatto con il cliente finale e tutte coinvolte in ogni fase del progetto, dall’inizio alla fine. Quegli anni gloriosi, di cui ancora oggi ammiriamo i risultati in termini di ecosistemi – nati allora e da allora evolutisi – sono durati circa sino al 2004.
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