Lo scenario socio-economico in Italia e la necessità di cambiamento.

Siamo all’anno zero della politica italiana. Siamo all’anno zero della vita economica e sociale di un’Italia incerta, ma pronta a cambiare il proprio destino. L’Italia ce la può fare, l’Italia sa come fare. E noi abbiamo la voglia di dire che “sappiamo” come fare per favorire questo cambiamento. Noi giovani, che desideriamo metterci in gioco professionalmente, politicamente, economicamente (avventurandoCI, per esempio, in un percorso impegnativo quale quello di una start up) abbiamo una grossa responsabilità in questo momento: “svecchiare” il Paese ormai fossilizzato su dinamiche anacronistiche che non gli permettono di poter essere competitivo e di stare al passo con il resto del mondo. Innovarsi e Innovare sono le chiavi per la partenza secondo il mio punto di vista di giovane imprenditore che ha iniziato la sua carriera con un’azienda  digitale. Ricostruire con intelligenza.

Mi viene in mente una celebre affermazione di un leggendario start upper del passato (Mick Jagger, ndr) che disegna lo spirito ideale col quale attualmente bisognerebbe “avvicinarsi” al lavoro. “Il segreto del successo è la “creatività organizzata” e il “duro lavoro”. Genio (se c’è) e poi tanta regolatezza”

D’altra parte, idee ed entusiasmo per partecipare a questo processo di digitalizzazione del nostro Paese non mancano, anche se, ogni giorno, come tutti i giovani imprenditori che come noi hanno scelto di imbattersi nell’avvio di una startup, incontriamo IL GROSSO OSTACOLO,  che non ci consente di poter “correre” come vorremmo: la  burocrazia italiana. Il contesto esterno dell’imprenditorialità – inclusivo di un ampio insieme di fattori istituzionali, economici, sociali e culturali – in Italia è decisamente deludente e inadeguato, perché al di là della carenza di servizi, infrastrutture e risorse finanziarie, nonché della presenza di ostacoli burocratici (dai finanziamenti , ai lunghissimi tempi di attesa per il disbrigo di pratiche, ai costi)  di ogni natura, ciò che manca è una “domanda di nuove imprese innovative”. Oggi è necessario che imprenditoria e politica camminino insieme e si sostengano a vicenda per poter creare per il nostro Paese presupposti di  crescita. Non vogliamo regali dalle istituzioni, ma abbiamo solo bisogno che il “terreno” sia più fertile per far sì che l’impegno e  la dedizione, che con fatica il popolo degli startupper riserva quotidianamente al proprio lavoro,  presto portino quei risultati indispensabili per il futuro del nostro Paese.

Il Governo attuale, in questo senso, ha mosso dei passi importanti negli ultimi mesi per appoggiare e sostenere la diffusione di nuove startup, inserendo per esempio, nel decreto Sviluppo (Dl 179/12) le facilitazioni per gli startupper: si sarebbe potuto fare forse meglio ma, mai come in questo momento storico, per dirla con un noto proverbio , la ricerca del meglio e poco amica del bene. Tra le principali agevolazioni previste per le start-up innovative: la possibilità di assumere personale con contratti a tempo determinato tra sei mesi e quattro anni a partire dalla costituzione della start-up, rinnovabili più volte anche senza soluzione di continuità. Attesa anche per la detrazione Irpef per chi investe nel capitale sociale e la possibilità di raccolta di capitale diffuso attraverso portali online oltre che maggior leggerezza burocratica. Alcune di queste iniziative sono ancora in uno stato embrionale ma altre sono in dirittura d’arrivo.

Staremo a vedere. Intanto perseveriamo.

Jacopo Moschini – Founder and General Manager MyChicJungle

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